Sono molti i miti legati agli alberi, data l’importanza che essi hanno sempre rappresentato per l’ uomo. Nella selezione che segue abbiamo privilegiato soprattutto alberi legati alla mitologia classica.
Ricerca di Denis B., Asia F.
PIOPPO
Fu sempre considerato un albero funerario sacro alla Madre Terra consultata a Egira, in Acaia dove le sue sacerdotesse bevevano sangue di toro, veleno letale per tutti gli altri mortali.
MITO
É legato al mito di Fetonte, figlio del Sole e dell’oceanina Climene che chiese al dio Sole, suo padre,di guidare il carro solare dall’alba al tramonto. Il giovane in preda al panico scese troppo in basso col rischio di incenerire la terra; poi salì troppo in alto suscitando le proteste degli astri che si rivolsero a Giove perché rimettesse un po’ d’ordine. Il Sole, per evitare la tragedia, fu costretto a colpire fetonte facendolo precipitare nel fiume Eridano. Le sorelle, le Eliadi, ne raccolsero il corpo e gli resero gli onori funebri. Tanto disperato fu il loro pianto che vennero trasformate in pioppi da cui colano lacrime che s’induriscono al sole formando l’ambra. Servio, ricorda che il pioppo bianco è sacro a Eracle, il quale, uscendo dagli inferi alla fine della dodicesima fatica, intrecciò una corona con le fronde del pioppo piantato da Ade presso la fonte mnemosine. A contatto con l’aria la parte superiore delle foglie restò nera, colore dell’Oltretomba,mentre la parte che aderiva alla fronte di Eracle a contatto con il sudore della sua fronte si schiarì.
TIGLIO
Era sacro ad Afrodite e simbolo dell’amore coniugale. Con la sua corteccia veniva paticata la divinazione: dopo averla divisa in tre strisce, si davano responsi volgendo e svolgendo le strisce tra le dita. Nei viali di molte città il tiglio spande nel mese di giugno, con i suoi fiori, un profumo intenso e dolciastro, simbolo di longevità.
MITO
Un mito greco racconta che la ninfa Filira, figlia di Oceano si unì a Crono che, orpreso dalla moglie Rea, si trasformò in un cavallo e fuggì. La ninfa rimase incinta e partorì Chirone, un mostro, mezzo uomo e mezzo cavallo. Ne provò una tale vergogna che chiese al padre di essere mutata nell’albero che da allora porta il suo nome. Un altro mito (Ovidio, Metamorfosi, VIII) racconta dei due coniugi Filemone e Bauci che chiesero di morire insieme e furono trasformati da Zeus in una quercia e un tiglio uniti per il tronco.
Ricerca di Alberto Z., Ardi T., Fatlum S.
VITE
Era sacra a Dioniso. La Bibbia testimonia che Noè salvò la vite e la impiantò dopo il diluvio universale. La sua coltivazione fu importata nella Magna Grecia dai primi colonizzatori e diffusa in tutta l’Italia probabilmente a opera degli Etruschi. Era considerata da queste popolazioni simbolo di forza, di capacità di adattamento e di trasformazione.
MITO
Il culto greco della vite dionisiaca era di origine cretese. Zeus si unì a Semele (la Luna) che rimase incinta. Ermes salvò il bambino dalla gelosia di Era, moglie di Zeus cucendolo nella coscia del padre dove rimase nascosto fino alla nascita. Per questo motivo Dioniso venne soprannominato “nato due volte”. I Titani per ordine di Era catturarono Dioniso, lo ridussero in pezzi e lo fecero bollire, mentre dalle gocce del suo sangue nacque un albero di melograno. Le sue membra cotte furono bruciate, e dalla cenere nacque la vite. Il ciclo della vite e del vino era,nella Grecia antica, l’allegoria di Dioniso, della sua nascita, morte e resurrezione.
FESTE
La vendemmia ricordava lo smembramento di Dioniso da parte dei Titani. All’inizio del mese di pyanopsión (ottobre) in Attica si svolgeva la cerimonia delle Oscoforie, durante la quale si trasportavano tralci carichi di grappoli d’uva da un santuario di Dioniso ad Atene fino al porto del Falero. Nel mese di poseideón (dicembre), si celebravano le Dionisie rurali durante le quali si assaggiava e si miscelava il vino. Il mese successivo, gamelión, il “mese delle nozze”, era la volta delle Lénaia (Lenee da lénaion= luogo dove si pigiava l’uva e si conservava il vino fino al momento in cui era pronto) che consistevano in una processione e in concorsi drammatici. Alla fine dell’inverno, nel mese di antestherión si celebravano le Anthestéria, con cui si ricordava il ritorno dagli inferi di Dioniso e si celebrava il passaggio dall’inverno alla primavera.Nel primo giorno, Phitoigìa, venivano aperti i phiftoi, grandi recipienti di argilla per il vino offerto alle anime dei morti. Nel secondo giorno, Choés (o “giorno delle brocche”), si gustava il succo d’uva fermentato. Infine il terzo giorno, Chytroi (pentole), era dedicato a placare e a espellere gli spiriti ai quali si offrivano, negli stessi recipienti i frutti della terra. Le Grandi Dionisie, organizzate nel mese di marzo (elaphebolión), chiudevano il ciclo delle feste. Nell’occasione si svolgevano agoni tragici e processioni.
ULIVO
Sembra sia originario dell’Asia Minore dove cresceva spontaneamente (oleaster). Dalla selezione effettuata in Siria derivò l’olivo odierno, diffuso nell’area mediterranea dai Fenici. Sia i popoli orientali che quelli europei hanno sempre considerato questa pianta un simbolo della pace.
MITO
Era sacro alla dea Atena, la prima a piantarlo in Grecia. Atena e Poseidone si contesero il predominio dell’Attica e Zeus concesse il privilegio di edificare il tempio sull’acropoli a quello dei due che avesse creato l’oggetto più utile all’uomo. Poseidone creò il cavallo a Atena colpendo la terra affinchè producesse un albero nuovo creò l’ulivo assicurandosi la vittoria. Era proibito bruciarne il legno e si puniva chi lo danneggiava.
FESTE
I greci antichi consideravano l’olivo una pianta sacra e la usavano per fare delle corone con cui cingevano gli atleti vincitori delle olimpiadi. In onore della dea si celebravano ad Atene i giochi panatenaici e i vincitori ricevevano anfore con oli provenienti dall’ Attica. In ottobre per propiziare il raccolto si portava in processione un ramo di olivo coperto di lana e primizie stagionali. A Roma veniva utilizzato in una cerimonia che si celebrava alle Calende di gennaio come buon auspicio per il nuovo anno. Nella religione cristiana la pianta d’olivo ricopre molte simbologie. Nella Bibbia si racconta che calmatosi il diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d’olivo per annunciargli che la terra ed il cielo si erano riconciliati.
Ricerca di Riccardo G., Anna C.,Suraya K.
ALLORO
Pianta sacra ad Apollo, simboleggiava la sapienza e la gloria.
MITO
Apollo, dopo aver ucciso il serpente Pitone, se ne vantò con Cupido, dio dell’amore, facendolo indignare; per questo il dio dell’amore scagliò contro di lui una freccia d’oro che faceva innamorare, mentre alla ninfa Dafne una freccia di piombo che faceva rifuggire l’amore. Questa iniziò a fuggire da Apollo finché stremata dalla corsa invocò l’aiuto del padre, il dio-fiume Peneo che, sentendo le grida la salvò trasformandola in alloro “un invincibile torpore invase il suo corpo: la pelle splendente si mutava in scorza sottile, le chiome in fronde, le braccia in rami, i piedi in pigre radici e il volto nella cima di un lauro. “Se non puoi essermi sposa sarai almeno la mia pianta. O Dafne di te si orneranno per sempre i miei capelli, il turcasso e la cetra. E come il mio giovane capo biondeggia eternamente, così tu ti fregerai per sempre di verdissime foglie.” Mentre parlava, la chioma dell’albero ondeggiando dolcemente sembrò cedere infine all’amore del dio” (Ovidio,Metamorfosi, XV, I, 452-567). Il culto di Dafne era praticato nella valle di Tempe dove scorre il fiume Peneo; qui la ninfa era venerata da un collegio di Menadi che usavano masticare le foglie di lauro.
FESTE
Ogni nove anni si celebravano le Dafneforie in ricordo del viaggio compiuto a Tempe su ordine di Zeus da Apollo per prendere un ramo di alloro. Un corteo di giovanetti da Delfi ne ripercorreva il viaggio. Il più bello fra questi indossava una corona di alloro. Quest’ultima costituiva anche il dono offerto ai vincitori dei giochi Pitici che si svolgevano a Delfi ogni otto anni. Si credeva che fosse una pianta profetica infatti la Pizia a Delfi ne masticava le foglie prima di pronunciare oracoli. Si usava bruciare le foglie di alloro per avere auspici sul futuro raccolto, usanza rimasta nelle campagne emiliane. A Roma il generale che rientrava vittorioso era preceduto da messaggeri che deponevano ramoscelli d’alloro in Campidoglio sulle ginocchia della statua di Giove, per poi entrare su un carro trainato da cavalli ornati con la stessa pianta.
MELOGRANO
Originario della Persia fu diffuso in Asia Minore e successivamente nei Paesi mediterranei. Era consacrato ad Era, moglie di Zeus, e ad Afrodite, dea dell’amore. Il suo frutto di colore rosso é ricco i semi e considerato simbolo di fertilità e morte. I Romani erano soliti ornare il capo delle spose con rametti della pianta per augurare loro attesi frutti.
MITO
Un mito lo fa nascere dalle gocce del sangue di Dioniso mentre veniva ucciso dai Titani per ordine della gelosa Era. Secondo un altro mito era legato a Persefone o Proserpina che rapita dallo zio, il dio Ade, mangiò alcuni grani del frutto, ignara che chi mangiava i frutti degli inferi era costretto a rimanervi per l’eternità. La madre Demetra, dea della fertilità e dell’agricoltura, disperata per la perdita della figlia, impedì la crescita delle messi e impose un lungo inverno sulla terra. Zeus intervenne raggiungendo un accordo: Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra, che con gioia accoglieva il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera ed in estate.
Ricerca di Daniel P., Alessia L., Ylli K.
CIPRESSO
Simbolo di morte era sacro a Dite e a Plutone e impiegato sia nei recinti funerari che ella statuaria.
MITO
Il giovinetto Ciparisso viveva in compagnia di un grande cervo dalle corna d’oro. Era solito accostarsi alle case offrendo il collo alle carezze di tutti. Un giorno il cervo si adagiò sull’erba stremato dal caldo e Ciparisso inavvertitamente lo trafisse con un giavellotto. Disperato il giovane decise di togliersi la vita chiedendo agli dei di poter portare un lutto eterno. (Ovidio, Metamorfosi, X, 106-142). Venne così mutato nell’albero che porta il suo nome; e in cipressi furono trasformate anche le figlie di Eteocle, disperate per la morte del padre e dello zio che si erano sgozzati a vicenda. Si considerava simbolo della fertilità e per questo veniva donato agli sposi. Statue intagliate nel suo legno erano poste dai Romani a guardia di campi, giardini e vigne. Dalle foglie e dai frutti in epoca romana si ricavava un olio utilizzato per i profumi.
MELO
Simbolo negativo per Adamo ed Eva la mela diventa un simbolo positivo se associata alla Vergine Maria, raffigurando la nutrizione materna. Il melo è l’Albero simbolico della Conoscenza salvifica che conduce all’immortalità.
MITO
Il famoso “pomo della discordia”, ovvero la mela donata da Paride ad Afrodite (che promise al giovane la bella Elena, moglie di Menelao, come sposa) scatenò la guerra di Troia. Il melo compare nell’udicesima fatica di Ercole che consisteva nel cogliere i frutti d’oro di un melo dal Giardino delle Esperidi, dono di nozze di Gea, Madre Terra, alla dea Era, sposa di Zeus.