Il legno

La classe 1D, ha approfondito in classe il tema del legno anche durante le ore di tecnologia.

Sono state affrontate le  caratteristiche del legno, la sua lavorazione e utilizzazione e infine i prodotti che possono essere costruiti in legno.

La classe è stata divisa in piccoli gruppi e ogni gruppo ha approfondito il tema assegnato in aula di informatica con l’applicazione PADLET: una applicazione informatica che permette di create delle “bacheche” dove raccogliere informazioni, immagini e inserire link per collegarsi a pagine di approfondimento.

I temi di approfondimento dei gruppi sono stati:

Il legno

Utilizzazione della foresta

Industria dei semilavorati in legno

Lamellare, truciolati e compensati

Inoltre ogni gruppo ha dovuto inserire in calce al proprio PADLET un breve approfondimento sulla Foresta Amazzonica, sul perché è considerata il polmone della terra e su quale impatto può avere la sua deforestazione.

“The Green Grass Grew All Around”

Green gross

Articolo di AnnaC., Suraya K., Riccardo G.

Al saggio di Natale abbiamo cantato una canzone che parla delle parti degli alberi. Il testo ha tre caratteristiche: cumulativa, eco e azione. Si tratta di una Cumulative Echo  Song,  costituita da un ripetersi cumulativo di termini ed un ritornello. In “The Green Grass Grew All Around” le parole richiamano la vita dell’albero, rami, radici, ma anche animali che lo abitano.

Per la canzone abbiamo creato un albero di cartone con l’aiuto delle nostre professoresse, con tutte le parole che noi abbiamo recitato e cantato. L’ ultima parte eco della canzone l’abbiamo fatta cantare ai nostri genitori, che ci stavano guardando. Ci è piaciuto tantissimo cantare questa canzone ed inoltre abbiamo imparato, divertendoci, parole nuove che non conoscevamo.

Un esempio molto simile al testo da noi recitato nel video qui sotto.

Ecco il testo:

There was a hole        (There was a hole)
All in the ground         (All in the ground)
The prettiest hole       (The prettiest hole)
That you ever did see (That you ever did see)
The hole in the ground
And the green grass grows all around, all around
The green grass grows all around
And in that hole (And on that hole)
There was a root  (There was a root)
The prettiest root (The pretties  root)
That you ever did see (That you ever did see)
The root  in the hole, the hole on the ground
And the green grass grows all around, all around
The green grass grows all around.
And on that root (And on that root )
There was a trunk (There was a trunk)

The prettiest trunk (The prettiest  trunk)

Continua a leggere ““The Green Grass Grew All Around””

Gli alberi nei miti

Sono molti i miti legati agli alberi, data l’importanza che essi hanno sempre rappresentato per l’ uomo. Nella selezione che segue abbiamo privilegiato soprattutto alberi legati alla mitologia classica.

pioppo 3

Ricerca di Denis B., Asia F. 

PIOPPO

Fu sempre considerato un albero funerario sacro alla Madre Terra consultata a Egira, in Acaia dove le sue sacerdotesse bevevano sangue di toro, veleno letale per tutti gli altri mortali.

MITO

É legato al mito di Fetonte, figlio del Sole e dell’oceanina Climene che chiese al dio Sole, suo padre,di guidare il carro solare dall’alba al tramonto. Il giovane in preda al panico scese troppo in basso col rischio di incenerire la terra; poi salì troppo in alto suscitando le proteste degli astri che si rivolsero a Giove perché rimettesse un po’ d’ordine. Il Sole, per evitare la tragedia, fu costretto a colpire fetonte facendolo precipitare nel fiume Eridano. Le sorelle, le Eliadi, ne raccolsero il corpo e gli resero gli onori funebri. Tanto disperato fu il loro pianto che vennero trasformate in pioppi da cui colano lacrime che s’induriscono al sole formando l’ambra. Servio, ricorda che il pioppo bianco è sacro a Eracle, il quale, uscendo dagli inferi alla fine della dodicesima fatica, intrecciò una corona con le fronde del pioppo piantato da Ade presso la fonte mnemosine. A contatto con l’aria la parte superiore delle foglie restò nera, colore dell’Oltretomba,mentre la parte che aderiva alla fronte di Eracle a contatto con il sudore della sua fronte si schiarì.tiglio

TIGLIO

Era sacro ad Afrodite e simbolo dell’amore coniugale. Con la sua corteccia veniva paticata la divinazione: dopo averla divisa in tre strisce, si davano responsi   volgendo e svolgendo le strisce tra le dita. Nei viali di molte città il tiglio spande nel mese di giugno, con i suoi fiori, un profumo intenso e dolciastro, simbolo di longevità.

MITO

Un mito greco racconta che la ninfa Filira, figlia di Oceano si unì a Crono che,  orpreso dalla moglie Rea, si trasformò in un cavallo e fuggì. La ninfa rimase incinta e partorì Chirone, un mostro, mezzo uomo e mezzo cavallo. Ne provò una tale vergogna che chiese al padre di essere mutata nell’albero che da allora porta il suo nome. Un altro mito (Ovidio, Metamorfosi, VIII) racconta dei due coniugi Filemone e Bauci che chiesero di morire insieme e furono trasformati da Zeus in una quercia e un tiglio uniti per il tronco.

Diapositiva1

Ricerca di Alberto Z., Ardi T., Fatlum S.

VITE

Era sacra a Dioniso. La Bibbia testimonia che Noè salvò la vite e la impiantò dopo il diluvio universale. La sua coltivazione fu importata nella Magna Grecia dai primi colonizzatori e diffusa in tutta l’Italia probabilmente a opera degli Etruschi. Era considerata da queste popolazioni simbolo di forza, di capacità di adattamento e di trasformazione.

MITO

Il culto greco della vite dionisiaca era di origine cretese. Zeus si unì a Semele (la Luna) che rimase incinta. Ermes salvò il bambino dalla gelosia di Era, moglie di Zeus cucendolo nella coscia del padre dove rimase nascosto fino alla nascita. Per questo motivo Dioniso venne soprannominato “nato due volte”. I Titani per ordine di Era catturarono Dioniso, lo ridussero in pezzi e lo fecero bollire, mentre dalle gocce del suo sangue nacque un albero di melograno. Le sue membra cotte furono bruciate, e dalla cenere nacque la vite. Il ciclo della vite e del vino era,nella Grecia antica, l’allegoria di Dioniso, della sua nascita, morte e resurrezione.

FESTE

La vendemmia ricordava lo smembramento di Dioniso da parte dei Titani. All’inizio del mese di pyanopsión (ottobre) in Attica si svolgeva la cerimonia delle Oscoforie, durante la quale si trasportavano tralci carichi di grappoli d’uva da un santuario di Dioniso ad Atene fino al porto del Falero. Nel mese di poseideón (dicembre), si celebravano le Dionisie rurali durante le quali si assaggiava e si miscelava il vino. Il mese successivo, gamelión, il “mese delle nozze”, era la volta delle Lénaia (Lenee da lénaion= luogo dove si pigiava l’uva e si conservava il vino fino al momento in cui era pronto) che consistevano in una processione e in concorsi drammatici. Alla fine dell’inverno, nel mese di antestherión si celebravano le Anthestéria, con cui si ricordava il ritorno dagli inferi di Dioniso e si celebrava il passaggio dall’inverno alla primavera.Nel primo giorno, Phitoigìa, venivano aperti i phiftoi, grandi recipienti di argilla per il vino offerto alle anime dei morti. Nel secondo giorno, Choés (o “giorno delle brocche”), si gustava il succo d’uva fermentato. Infine il terzo giorno, Chytroi (pentole), era dedicato a placare e a espellere gli spiriti ai quali si offrivano, negli stessi recipienti i frutti della terra. Le Grandi Dionisie, organizzate nel mese di marzo (elaphebolión), chiudevano il ciclo delle feste. Nell’occasione si svolgevano agoni tragici e processioni.

ulivo 1

ULIVO

Sembra sia originario dell’Asia Minore dove cresceva spontaneamente (oleaster). Dalla selezione effettuata in Siria derivò l’olivo odierno, diffuso nell’area mediterranea dai Fenici. Sia i popoli orientali che quelli europei hanno sempre considerato questa pianta un simbolo della pace.

MITO

Era sacro alla dea Atena, la prima a piantarlo in Grecia.  Atena e Poseidone si contesero il predominio dell’Attica e Zeus concesse il privilegio di edificare il tempio sull’acropoli a quello dei due che avesse creato l’oggetto più utile all’uomo. Poseidone creò il cavallo a Atena colpendo la terra affinchè producesse un albero nuovo creò l’ulivo assicurandosi la vittoria. Era proibito bruciarne il legno e si puniva chi lo danneggiava.

FESTE

I greci antichi consideravano l’olivo una pianta sacra e la usavano per fare delle corone con cui cingevano gli atleti vincitori delle olimpiadi. In onore della dea si celebravano ad Atene i giochi panatenaici e i vincitori ricevevano anfore con oli provenienti dall’ Attica. In ottobre per propiziare il raccolto si portava in processione un ramo di olivo coperto di lana e primizie stagionali. A Roma veniva utilizzato in una cerimonia che si celebrava alle Calende di gennaio come buon auspicio per il nuovo anno. Nella religione cristiana la pianta d’olivo ricopre molte simbologie. Nella Bibbia si racconta che calmatosi il diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d’olivo per annunciargli che la terra ed il cielo si erano riconciliati.

alloro

Ricerca di  Riccardo G., Anna C.,Suraya K.

ALLORO

Pianta sacra ad Apollo, simboleggiava la sapienza e la gloria.

MITO

Apollo, dopo aver ucciso il serpente Pitone, se ne vantò con Cupido, dio dell’amore, facendolo indignare; per questo il dio dell’amore scagliò contro di lui una freccia d’oro che faceva innamorare, mentre alla ninfa Dafne una freccia di piombo che faceva rifuggire l’amore. Questa iniziò a fuggire da Apollo finché stremata dalla corsa invocò l’aiuto del padre, il dio-fiume Peneo che, sentendo le grida la salvò trasformandola in alloro “un invincibile torpore invase il suo corpo: la pelle splendente si mutava in scorza sottile, le chiome in fronde, le braccia in rami, i piedi in pigre radici e il volto nella cima di un lauro. “Se non puoi essermi sposa sarai almeno la mia pianta. O Dafne di te si orneranno per sempre i miei capelli, il turcasso e la cetra. E come il mio giovane capo biondeggia eternamente, così tu ti fregerai per sempre di verdissime foglie.” Mentre parlava, la chioma dell’albero ondeggiando dolcemente sembrò cedere infine all’amore del dio” (Ovidio,Metamorfosi, XV, I, 452-567). Il culto di Dafne era praticato nella valle di Tempe dove scorre il fiume Peneo; qui la ninfa era venerata da un collegio di Menadi che usavano masticare le foglie di lauro.Apollo_and_Daphne_waterhouse

FESTE

Ogni nove anni si celebravano le Dafneforie in ricordo del viaggio compiuto a Tempe su ordine di Zeus da Apollo per prendere un ramo di alloro. Un corteo di giovanetti da Delfi ne ripercorreva il viaggio. Il più bello fra questi indossava una corona di alloro. Quest’ultima costituiva anche il dono offerto ai vincitori dei giochi Pitici che si svolgevano a Delfi ogni otto anni. Si credeva che fosse una pianta profetica infatti la Pizia a Delfi ne masticava le foglie prima di pronunciare oracoli. Si usava bruciare le foglie di alloro per avere auspici sul futuro raccolto, usanza rimasta nelle campagne emiliane. A Roma il generale che rientrava vittorioso era preceduto da messaggeri che deponevano ramoscelli d’alloro in Campidoglio sulle ginocchia della statua di Giove, per poi entrare su un carro trainato da cavalli ornati con la stessa pianta.

melograno 2

MELOGRANO

Originario della Persia fu diffuso in Asia Minore e successivamente nei Paesi mediterranei. Era consacrato ad Era, moglie di Zeus, e ad Afrodite, dea dell’amore. Il suo frutto di colore rosso é ricco i semi e considerato simbolo di fertilità e morte. I Romani erano soliti ornare il capo delle spose con rametti della pianta per augurare loro attesi frutti.

MITO

Un mito lo fa nascere dalle gocce del sangue di Dioniso mentre veniva ucciso dai Titani per ordine della gelosa Era. Secondo un altro mito era legato a Persefone o Proserpina che rapita dallo zio, il dio Ade, mangiò alcuni grani del frutto, ignara che chi mangiava i frutti degli inferi era costretto a rimanervi per l’eternità. La madre Demetra, dea della fertilità e dell’agricoltura, disperata per la perdita della figlia, impedì la crescita delle messi e impose un lungo inverno sulla terra. Zeus intervenne raggiungendo un accordo: Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra, che con gioia accoglieva il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera ed in estate.

alberi

Ricerca di Daniel P., Alessia L., Ylli K.

CIPRESSO

Simbolo di morte era sacro a Dite e a Plutone e impiegato sia nei recinti funerari che  ella statuaria.

MITO

Il giovinetto Ciparisso viveva in compagnia di un grande cervo dalle corna d’oro. Era solito accostarsi alle case offrendo il collo alle carezze di tutti. Un giorno il cervo si adagiò sull’erba stremato dal caldo e Ciparisso inavvertitamente lo trafisse con un giavellotto. Disperato il giovane decise di togliersi la vita chiedendo agli dei di poter portare un lutto eterno. (Ovidio, Metamorfosi, X, 106-142). Venne così mutato nell’albero che porta il suo nome; e in cipressi furono trasformate anche le figlie di Eteocle, disperate per la morte del padre e dello zio che si erano  sgozzati a vicenda. Si considerava simbolo della fertilità e per questo veniva donato agli sposi. Statue intagliate nel suo legno erano poste dai Romani a guardia di campi, giardini e vigne. Dalle foglie e dai frutti in epoca romana si ricavava un olio utilizzato per i profumi.albero-di-melo_NG3

MELO

Simbolo negativo per Adamo ed Eva la mela diventa un simbolo positivo se associata  alla Vergine Maria, raffigurando la nutrizione materna. Il melo è l’Albero simbolico della Conoscenza salvifica che conduce all’immortalità.

MITO

Il famoso “pomo della discordia”, ovvero la mela donata da Paride ad Afrodite (che promise al giovane la bella Elena, moglie di Menelao, come sposa) scatenò la guerra di Troia. Il melo compare nell’udicesima fatica di Ercole che consisteva nel cogliere i frutti d’oro di un melo dal Giardino delle Esperidi, dono di nozze di Gea, Madre Terra, alla dea Era, sposa di Zeus.

 

L’abete e il Natale

abete 1

L’origine dell’albero di Natale è incerta. L’immagine dell’albero come simbolo del rinnovarsi della vita è presente sia nel mondo antico che medioevale, mentre l’uso moderno, anche se non provato con certezza, si fa risalire alla Germania del XVI secolo.

Si conoscono antichissimi usi, tipici di varie culture, di decorare gli alberi con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi. Si pensava che le luci, che li illuminavano rappresentassero delle anime. In particolare l’abete era sacro a Odino, potente dio dei Germani.

L’abitudine di decorare alcuni alberi sempreverdi si diffuse tra i Celti durante le celebrazioni per il solstizio d’inverno. I druidi, antichi sacerdoti dei Celti, notando che gli abeti rimanevano sempre verdi anche durante l’inverno, li considerarono un simbolo di lunga vita e cominciarono a onorarli nella festa del solstizio.

Vichinghi dell’estremo Nord dell’Europa, nella settimana precedente e successiva al giorno con la notte più lunga, per auspicare il ritorno del sole, credevano che l’abete rosso  avesse poteri magici, poiché non perdeva le foglie nemmeno nel freddo inverno: alberi di abete venivano tagliati e portati a casa, decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato agli alberi.

Abete luci

I Romani usavano decorare le loro case con rami di pino durante le Calende di gennaio.

Con l’avvento del Cristianesimo l’uso dell’albero di Natale entrò anche nelle tradizioni cristiane, la festa del Natale subentra alle celebrazioni per il solstizio d’inverno, quando il solerinasce”: da questa data le giornate ricominciano infatti ad allungarsi e lasciano presagire il ritorno della primavera, il ritorno della “vita”.

Nel Medioevo i culti pagani furono assimilati alla rivelazione cristiana. Oltre a significare la potenza offerta alla natura da Dio, l’albero divenne quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e della Chiesa, rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra.

Si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti in quanto considerati magici dal popolo, perché sempreverdi, dono che secondo la tradizione venne dato all’ abete proprio dallo stesso Gesù, come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici.

L’uso moderno dell’albero nasce secondo alcuni a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella.

Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. La tradizione dell’albero di Natale, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca, sia cattolica che protestante, sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel resto del mondo cattolico, accanto al tradizionale presepe

In Italia la prima ad addobbare un albero di Natale fu la regina Margherita nella seconda metà dell’Ottocento al Quirinale, e da lei la moda si diffuse velocemente in tutto il paese.christmas-3021492_960_720

Di seguito alcune leggende legate all’Abete di Natale.

Leggenda di San Bonifacio

Una storia lega l’albero di Natale a San Bonifacio, nato in Inghilterra intorno al 680, che evangelizzò le popolazioni germaniche. Si narra che Bonifacio affrontò i pagani riuniti presso la “Sacra Quercia del Tuono di Geismar” per adorare il dio Thor. Il Santo, con un gruppo di discepoli, arrivò nella radura dov’era la “Sacra Quercia” e, mentre si stava per compiere un rito sacrificale umano, gridò: «Questa è la vostra Quercia del Tuono e questa è la croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio Thor». Presa una scure cominciò a colpire l’albero sacro. Un forte vento si levò all’improvviso, l’albero cadde e si spezzò in quattro parti.
Dietro l’imponente quercia stava un giovane abete verde. San Bonifacio si rivolse nuovamente ai pagani: «Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. È il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. È il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là non si compiranno riti di sangue, ma doni d’amore e riti di bontà».
Bonifacio riuscì a convertire i pagani e il capo del villaggio mise un abete nella sua casa, ponendo sopra ai rami delle candele.

L’abete e il taglialegna

Un taglialegna, mentre faceva ritorno a casa in una notte fredda e ghiacciata, ma illuminata dalla luce della luna splendente, si trovò di fronte agli occhi un meraviglioso spettacolo: grazie alla luna, attraverso i rami di un pino ricoperti di ghiaccio, si potevano ammirare le stelle che brillavano. L’uomo restò meravigliato da quella visione e volle riprodurre qualcosa di simile da poter mostrare alla moglie che lo aspettava in casa, così tagliò un piccolo pino e lo decorò ricoprendolo di candeline e tanti nastrini bianchi, come per rappresentare le stelle, la neve e il ghiaccio che aveva ammirato grazie al pino ghiacciato. L’albero così bello e candido piacque tanto a tutta la gente del paese, grandi e piccini, tanto che in ogni casa decisero di farne uno uguale ed ogni casa ebbe così il suo albero di Natale.

L’abete e il boscaiolo

Un povero boscaiolo si inoltrò nel bosco per cercare un ceppo da bruciare nel camino, si perse e fu costretto a passare la notte nella foresta, mentre nevicava fitto fitto. Il povero ragazzo stava morendo dal freddo e si riparò sotto ad un abete, che impietosendosi al vederlo tremare, decise di proteggerlo e ripararlo con i suoi rami, piegandoli verso il basso, quasi fino a terra. La mattina successiva (il 25 Dicembre), il ragazzo si svegliò sentendo le voci degli amici che erano andati a cercarlo; tutti rimasero stupiti dallo spettacolo che creò l’abete grazie alla neve che si era posata sui rami. Rilucevano tante decorazioni scintillanti e splendenti che brillavano al sole! Così da quel giorno la gente del villaggio decisero di decorare un albero per ricreare quella meravigliosa atmosfera, con luccichii e candeline.

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Il tempo degli alberi

Calendari mercatino

I disegni che riproducono immagini di alberi sono diventati il soggetto di un calendario del 2018 che è stato messo in vendita al “Mercatino” di Natale. Ogni anno la nostra scuola organizza un mercatino in occasione del Saggio di Natale. Il ricavato è devoluto al Ce.Svi.Te.M, una Onlus che, fra le tante attività, si occupa di adozioni a distanza e come Scuola secondaria da anni abbiamo in adozione quattro bambini.

Con il programma Canva, che ci è stato insegnato dalle nostre professoresse di matematica e italiano, abbiamo realizzato i calendari formato poster, che sono stati poi stampati e plastificati per l’offerta al mercatino. Un’attività utile ed interessante e per una buona causa.

calendari